lunedì 25 maggio 2009

I più bei baristi di Carpi

Le parole sono importanti. E pure come suonano.
Perciò, se dovessi immaginare “un amore nato a Mirandola” – paesone di poco più di 20.000 abitanti a una trentina di km da Modena – penserei subito a una bella emiliana ruspante caduta tra le braccia di un ganzo, proprio-lo-stesso-sguardo-assassino-del-Liga, in una di quelle sere estive giù nella Bassa “fra cosce e zanzare”, afa “e locali a cui dai del tu”.

Invece, ad innamorarsi a Mirandola appena un paio d’anni fa, sono stati due giovanissimi cinesi d’Italia. E mica c’è più tanto da stupirsi.
Liyang e Botao hanno 21 e 22 anni, sono qui da più di dieci anni e prima di decidere che Emilia, in cinese, fa rima con amore, neanche si conoscevano (avete idea di quanto sia grande la Cina? Per niente facile incontrarsi laggiù...).
A gennaio dell’anno scorso si sono sposati e da luglio del 2008 hanno preso in gestione il bar Sassi, in via F. D. Roosevelt a Carpi.

La cosa curiosa è che i vecchi avventori, del cambio di gestione manco se ne sono accorti. O forse sì. Ma la cosa non ha minimamente cambiato le loro abitudini e adesso che è estate li vedi tirar tardi, come sempre, davanti a un bicchiere di lambrusco fresco, bestemmiando per il fante che non è arrivato quando toccava proprio a lui far da carta giusta.

E’ che Botao e Liyang – che qui tutti chiamano Leo e Patrizia perché, non esageriamo, imparare anche i nomi cinesi sarebbe chiedere un po’ troppo ai vecchi arnesi da bar che bazzicano da queste parti – sono belli, simpatici e il caffé espresso lo sanno fare come qualsiasi altro barista italiano. Anzi, emiliano. Che fa ancora più local.

La loro storia è perciò un pezzettino di quell’Italia che, se ancora non è, sarà presto. Quella multirazziale, un po’ Mirandola e Pechino, Guastalla e San Pietroburgo, che non piace niente ai Bossi e ai Berlusconi, ma che non potrà che avere anche le facce di tanti nuovi italiani come Leo e Patrizia, col loro taglio degli occhi un po’ più stretto.

Ci vorrà del tempo, certo. E tanta pazienza. Forse fino al giorno in cui un gran gol del centravanti Mohammed Tarek Rossi, in finale contro un Brasile andato in bambola di fronte a un simile prodigio balistico, ci regalerà il nostro quinto Mondiale.


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