sabato 1 dicembre 2012

Perché voterò Matteo Renzi

Una decina di giorni fa ho assistito a Bologna a una manifestazione di protesta dei concessionari delle spiagge. Venivano da tutta Italia. Saranno stati in duemila, forse tre, ma facevano casino per un milione. Gli slogan, oltre a quello più trasversale e buono ormai per qualsiasi occasione ("Politici di merdaaaaaa!!!!") erano: no alle aste per le concessioni; proroga illimitata a quelle attuali. Insomma, nessuno tocchi questi diritti acquisiti (!?), in contrasto con la direttiva europea che vorrebbe invece fossero messi a bando (ma solo dal 1 gennaio 2016: i nostri hanno già ottenuto una proroga). Liberalizzazione sulla quale vorrei vedere chi non è d'accordo, a parte Assobalneari naturalmente.

Ricordo che quel giorno ho pensato: ma figurati se non otterranno quello che vogliono e aste, bandi e direttive europee andranno a farsi friggere. A quanto pare sono stato facile profeta: ieri Pdl e Pd hanno presentato un emendamento al DL sviluppo che farebbe slittare la scadenza prevista,  per il 2015 appunto, di altri 30 anni. All'infinito in pratica. Con buona pace di tutti.

sabato 3 novembre 2012

Finanziatori per start-up cercasi

Stamattina mi sono svegliato con in testa due grandi idee di start-up. Eccole in sintesi nel caso qualcuno, leggendo questo post, fosse interessato a finanziarle:

a) Fetta Burro e Marmellata Take Away


(Fonte immagine)
La mattina mi piace fare colazione con le fette biscottate, il burro e la marmellata (varie: a rotazione).

Molto spesso però, rinuncio, optando per soluzioni già pronte - biscotti, brioches - per mere ragioni pratiche: il trio fetta + burro + marmellata richiede un certo sforzo compositivo, i cui passaggi ritengo inutile spiegare qui, che non sempre la mattina appena svegli si ha la capacità di compiere sia a livello manuale che intellettuale.

Ed è un peccato perché è un piacere al quale, come me, si privano per lo stesso banale motivo milioni di persone in tutto pianeta. Di qui l'idea della prima start-up: Fetta Butto e Marmellata Take Away.

venerdì 14 settembre 2012

Il dubbio del tradimento

La famiglia Cervi (Fonte immagine)
La recensione di Mirella Serri su Sette del Corriere di oggi al thriller storico di Dario Fertilio, "L'ultima notte dei fratelli Cervi", Marsilio (di cui ho già accennato qui).
Il dubbio del tradimento sulla fine dei fratelliCervi

mercoledì 5 settembre 2012

Una copertina nel triangolo della morte

Esce oggi, in tutte le librerie, il romanzo del giornalista del Corsera Dario Fertilio "L'ultima notte dei fratelli Cervi", edizioni Marsilio. Non l'ho ancora letto, ma mi aspetto un bel thriller storico che sicuramente farà discutere.

Facile capirlo dalla sinossi: "La storia di Archimede, giovane contadino reggiano reclutato nei Gap fra il 1943 e il 1945, si intreccia con la tragedia dei sette eroici fratelli Cervi fucilati dai fascisti. I crescenti dubbi del protagonista, di fronte all'ordine di uccidere a freddo esponenti della Repubblica Sociale in agguati programmati, lo portano prima a scoprire, e poi a confrontarsi con una realtà scomoda: i Cervi, al momento della cattura, erano stati isolati dai compagni comunisti che dirigevano la Resistenza nella provincia, perché accusati di comportarsi "da anarchici". Così la guerra civile, fra attentati e rappresaglie, bombardamenti, viltà e atti di coraggio quotidiani, gli rivela progressivamente il suo volto disumano. La svolta morale di Archimede si completa nell'apprendere un ulteriore segreto: in quella medesima ultima notte dell'agguato fascista, i Cervi erano stati traditi e denunciati da un infiltrato. Una verità che, nel clima surriscaldato del dopo 25 aprile a Reggio, tra lotte politiche e regolamenti di conti, deve essere nascosta".

A parte ciò, la particolarità di questo romanzo, per quanto mi riguarda, è che la foto di copertina è stata scattata dal sottoscritto in un campo appena fuori Modena, lungo la Nazionale per Carpi. La foto originale, qui sotto, è stata ulteriormente elaborata da Andrea Fanti che vi ha aggiunto la silhouette di un uomo in bicicletta.


mercoledì 1 agosto 2012

I'm the greatest


Per chi, come me, da bambino ha respirato il mito di Alì, questo video tributo realizzato dalla squadra olimpica statunitense, è semplicemente favoloso.


lunedì 16 luglio 2012

The loner

He's a perfect stranger, 
Like a cross 
Of himself and a fox.
 He's a feeling arranger 
And a changer 
Of the ways he talks. 
He's the unforeseen danger 
The keeper of 
The key to the locks. 
Know when you see him, 
Nothing can free him. 
Step aside, open wide, 
It's the loner.

Qualche mese fa mi incuriosisce una recensione dello scrittore James Sallis presentato come una specie di incrocio tra Chandler e Hopper. Cioè, l'Olimpo.

 Passo in biblioteca e prendo "La strada per Memphis" e "Drive". Faccio l'errore di leggere per prima quella robaccia di Memphis che finisco a fatica e per forza. Penso "ciao Sallis" e riporto i due volumi in biblioteca saltando di brutto la lettura di Drive.

Ieri sera invece mi sono visto il film di Nicolas Winding Refn e penso che mi leggerò di sicuro il libro di Sallis.


lunedì 25 giugno 2012

L'entusiasmo dei giornalisti

La vittoriosa partita di ieri della nazionale italiana (di calcio) contro la perfida Albione, manda letteralmente nel pallone i giornalisti. Il patrio entusiasmo infatti, gioca brutti scherzi, sia a Repubblica che Corriere online facendogli prendere fischi per fiaschi. Cartellino giallo ad entrambi.

Il primo, quello del Corriere, è il più divertente: nel citare il precedente del rigore a cucchiaio di Andrea Pirlo contro gli inglesi, Corriere tv ripropone quello famoso di Antonin Panenka nella finale di Euro 76 in Jugoslavia contro la Germania Ovest. Vinse la Cecoslovacchia, la nazionale di Panenka. E non la Jugoslavia - squadra di cui il centrocampista - né come ceco né come (allora) slovacco - ha mai fatto parte. E' chiaro che al Corriere hanno fatto un po' di confusione con la sezione Palmarès di Panenka su Wikipedia.


Repubblica invece ci proietta già in finale con la Spagna (Portogallo permettendo), snobbando la semifinale che invece, come tutti sanno, sarà giovedì prossimo, ma con la Germania. Quasi un augurio.


sabato 23 giugno 2012

Finale nella bassa

Verso Finale Emilia

Verso Finale Emilia

Finale Emilia (Foto di Rita Costi)

Finale Emilia (Foto di Rita Costi)

lunedì 18 giugno 2012

Da Bononia a Mutina

All'università di Standford si sono inventati una specie di google maps interattiva del tutto particolare: è quella dell'Impero Romano nel suo massimo splendore. In pratica si pianifica un viaggio da una città/villaggio all'altro - tra quelli esistenti 20 secoli fa - utilizzando ovviamente i mezzi a disposizione all'epoca.

Scopro così che per fare il viaggio che compio ogni giorno per andare a lavorare, da Mutina (Modena) a Bononia (Bologna), ci avrei messo più o meno un'intera giornata, considerati i 38 chilometri di distanza, la prestanza delle mie gambe e il bel tempo dell'estate. L'inverno scorso, ormai ben dentro il nuovo millennio, ho impiegato poco di meno.


venerdì 15 giugno 2012

Il palco ai giovani

"Qui a Bologna c'è la manifestazione di Repubblica "Scrivere il futuro". A me però pare che sul palco i vecchi parlino delle solite cose e i giovani montano il palco e distribuiscono volantini".

Anita Lombardi via sms da Bologna, oggi.

Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, sul palco in Piazza Maggiore (fonte immagine)

Bologna all'inizio di una lunga estate calda




















mercoledì 13 giugno 2012

Non di solo pane

« Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo; rinnova i nostri giorni come in antico, poiché non ci hai rigettati per sempre, né senza limite sei sdegnato contro di noi. » (Lam 5,21-22)


L'AD di Trenitalia, Mauro Moretti, mi ha tolto l'unico piacere della mia vita da pendolare. Da lunedì scorso, il mio treno preferito, è sparito da orari e binari. Cancellato. Sette/otto vagoni di pura ferraglia targata Trenitalia improvvisamente ridotti a una curva nella memoria. La mia. 

Il regionale delle 16.33 da Bologna a Carpi, all'arrivo in stazione proveniente da Milano, vomitava sul binario la solita quantità multiforme di carne umana destinata a stipare all'inverosimile qualsiasi treno per pendolari che si rispetti. Ma una volta fluita la fiumana, passata per i vagoni la squadra di pulizie per raccogliere i resti biologici e plastici dell'orda assiepata da Milano fin nel cuore dell'Emilia, ecco il miracolo della verginità ritrovata: quei vecchi vagoni che si presentano vuoti e intonsi ad accogliermi e pronti ripartire per la nuova destinazione. Un'accoglienza da re, non dico proprio solo per me, ma certo me e giusto qualche altro nomade triste del Terzo millennio. Uno spreco insomma: un intero treno per pochi intimi. Del resto, difficile immaginare frotte di persone prender d'assalto un regionale per Carpi. Giusto qualche modenese. Come me. 

Sul regionale delle 16.33, è successo più d'una volta di avere un intero vagone tutto mio. Una goduria. Non che cambiasse chissà che. Ma insomma, un po' come il piacere di stare in spiaggia stravaccato con l'ombrellone più vicino a non meno di 50 metri. Un attimo fuggente che ho provato solo in Sardegna, i primi di giugno di qualche anno fa. 

Sul regionale delle 16.33, mi sono pure concesso anche qualche sano momento di riposo del Pendolare stanco: quelle dormicchiatine fugaci sballonzolati e sbattacchiati dalla ferraglia Trenitalia sbuffante. Quei momenti dove ti assopisci e ti svegli e ti assopisci ancora, con la testa che fa su e giù in concomitanza di uno scambio o di un leggero dosso del binario. Sicuramente russi. Ma tanto nessuno ti sente. Sicuramente hai la bocca semiaperta a pigliar mosche. Ma tanto nessuno ti vede. Forse scende pure quel filino di bava agli angoli della bocca. Ma tanto non ci sono gli studentelli rompipalle pronti a sghignazzarti in faccia pieni di boria, sicuri che loro, loro no, la tua fine da [compagno di scuola, ti sei salvato, o sei entrato in banca (arrivandoci col treno) pure tu?] non la faranno mai. Si considerano pendolari occasionali, mica gente ormai piegatasi al torpore della vittima. Bello infine, svegliarsi a casa, a Modena, senza quasi essersi accorti di aver pendolarizzato anche oggi. O con la sensazione di averlo fatto per finta, occasionalmente, come fossi ancora solo un compagno di scuola. 

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.

C'è poco altro da aggiungere: questi primi sei mesi sono andati così. A febbraio c'è stata l'emergenza neve (ah, quanti rimpianti per quella sciocchezzuola), dal 20 maggio ci godiamo il terremoto e - suppergiù - le sue cento scosse al giorno. Questo è solo la parte local naturalmente: sullo sfondo ci fa compagnia salendo o scendendo a seconda dei giorni, come lo spread, il tormentone della crisi con i suoi scenari da incubo al cui confronto la Grande Depressione del '29 sembrerà al massimo un bel film di Frank Capra dall'inevitabile happy ending.  

Per finire, sempre ieri il solito Moretti, oltre ad avermi tolto già da oggi il mio regionale delle 16.33 - ha fatto sapere che dal 2013 noi pendolari potremmo restare tutti a terra
Poco male, visto che tanto un servizio che dovrebbe essere primario come il pane, fa schifo. 

Mangeremo brioches. 

Una vignetta di Altan

lunedì 30 aprile 2012

Quei 200 che si salvarono da Catherine Deneuve

Frugando nella memoria dei pensieri strambi e sbilenchi che si percepiscono in aereo, soprattutto nelle fasi critiche, c’è una serie di momenti degni di nota. Una volta, dopo un fortuito upgrade in business class con un collega per il volo che andava da Parigi (CDG) a Los Angeles (LAX), aspettiamo una ventina di minuti la partenza perché sta arrivando un VIP. Con qualche cerimonia e un accompagnatore palestrato arriva Catherine Deneuve avvolta in una lunga stola di visone, che si va a sedere nella prima fila, accompagnata da una hostess cerimoniosa. Il primo pensiero del mio collega? Speriamo di non schiantarci questa volta, sennò verremo ricordati come i 200 coglioni morti assieme a Catherine Deneuve.

("Mamma, ho paura dell'aereo" di Antonio Dini)

(Fonte immagine)

lunedì 16 aprile 2012

110 miliardi di borbottii fanno un bel casino

In Cronache del dopobomba, di Philip K. Dick, il piccolo Bill vive nella pancia della sorellina Edie:

"E adesso c'era anche questo: un corpo di bambina, dentro cui viveva il fratellino, giù nella regione inguinale. Da sette anni Bill Keller abitava lì dentro, e il medico, ascoltando le spiegazione della bimba, le credeva. Sapeva che era una cosa possibile; non era il primo caso del genere. Se avesse avuto ancora il suo apparecchio per i raggi X, avrebbe potuto vedere la minuscola forma raggrinzita, probabilmente non più grande di un coniglietto appena nato. Ecco, con le mani poteva tastarne i contorni... Palpò un lato del ventre della bambina, notando attentamente la dura sacca cistica all'interno. La testa era in posizione normale, il corpo racchiuso per intero nella cavità addominale, con le membra e tutto. Un giorno o l'altro la bambina sarebbe morta e le avrebbero aperto il ventre per farle l'autopsia; allora avrebbero scoperto una minuscola figura maschile, avvizzita forse con una candida barba e gli occhi ciechi... suo fratello, sempre non più grande di un coniglietto".

A parte questa non trascurabile particolarità, Bill ne ha un'altra. Oltre a dialogare con la sorella - il che ha una sua logica - parla con i tanti morti che abitano il sottosuolo. Un bel gruppone, stando a una stima che calcola gli umani che ci hanno preceduto in questo mondo - da quando l'uomo è sapiens - nel non trascurabile numero di 110 miliardi o giù di lì. Se un al di là esiste, deve essere bello affollato.

— Non preoccuparti per me — disse improvvisamente Bill. Si era di nuovo svegliato, o forse non aveva nemmeno dormito, forse aveva fatto finta. — Io so una quantità di cose e posso badare a me stesso. E proteggerò anche te. Meglio che tu sia contenta di avermi, perché io posso... be', non capiresti. Sai che io posso vedere tutti quelli che sono morti, come l'uomo che ho imitato. Be', ce n'è una quantità immensa, di loro, milioni, miliardi, e tutti diversi uno dall'altro. Quando dormo, li sento borbottare.

venerdì 13 aprile 2012

Mille (milioni di) bolle blu


“Una bolla si verifica quando un’ondata speculativa provoca l’aumento del prezzo di un bene al di là del suo valore intrinseco”, spiega James B. Stewart sul New York Times. “Quando l’ondata passa, e gli investitori finalmente riconoscono la divergenza, la bolla di solito scoppia provocando un crollo dei prezzi”.

Non tutte le bolle vengono per nuocere. Negli anni ottanta la bolla di Microsoft, Compaq e Intel portò milioni di computer nelle case e negli uffici degli Stati Uniti. “Quando la bolla esplose, la Silicon valley era piena di microprocessori a buon mercato e teorie su come sfruttarli”, racconta Ashlee Vance su Bloomberg Businessweek. Anche la bolla tecnologica di dodici anni fa, che polverizzò seimila miliardi di dollari in borsa, comunque lasciò in eredità l’infrastruttura tecnologica di internet.

La bolla di questi mesi, invece, è diversa. Perché i social network al centro dell’ondata speculativa sono poco più che scatole vuote. Instagram è un’azienda fondata in California 551 giorni fa, nell’ottobre del 2010. Ha tredici dipendenti e zero ricavi. Il suo unico prodotto è un’app gratuita per scattare foto da condividere online. Facebook l’ha comprata per un miliardo di dollari. Un miliardo di dollari è più o meno il pil di paesi come il Burundi, Capo Verde o Haiti. Oppure è di poco superiore al valore del New York Times, un giornale che è stato fondato 116 anni fa e ha più di settemila dipendenti.

Editoriale di Giovanni De Mauro su Internazionale n. 944

giovedì 12 aprile 2012

Ho visto stamattina

mentre andavo a lavorar.

Bologna Central Park

Against the sea, le Grand Hotel Cigar Magic under construction 1

Against the sea, le Grand Hotel Cigar Magic under construction 2

Against the sea, le Grand Hotel Cigar Magic under construction 3

No dinners on the terraces

Gnomes goin' to school

Electric wires